Aprile 2018 – Altar Of Perversion

 

Il 2018 sembra procedere a gonfie vele, continuando a dispensare ottimi dischi ad ogni sua mensilità. Aprile ne è un altro grande esempio e vede una buona parte di noi concorde nel premiare l’audace sforzo compositivo dei nostrani Altar Of Perversion, usciti a metà mese con un intenso ed impegnativo (ma estremamente ripagante) doppio album intitolato “:Intra:Naos:” per Norma Evangelium Diaboli, alla bellezza di diciassette anni dal primo full-length. Non sono nemmeno gli unici italiani nella selezione di oggi, come scoprirete presto, ma ne abbiamo davvero per tutti i gusti perché prima del secondo disco nostrano nominato facciamo a tempo a trovare un po’ di finissima oscurità finlandese, così splendida nell’annerire e cancellare con innato talento qualunque possibile barlume di speranza, e anche della ben più intransigente, furente, totale aggressione teutonica dal retrogusto silvano.
Ma andiamo con ordine ed incominciamo con i toscani…

 

 

“Due dischi dalla durata di un’ora ciascuno, ma dalla grande omogeneità stilistica e concettuale, per riportare reale oscurità nel Black Metal. Gli Altar Of Perversion tornano con un lavoro di eccezionale profondità, fatto di lunghissimi brani che si avvolgono in atmosfere nere, rituali ed ecatombali, ricchi di personale ricerca dal gusto riflessivo ed affascinante poetica in cui occultismo ed arcaica antichità etrusca si mescolano, sfruttando la disarmonia superficiale tipicamente orthodox (specialmente nel singolare e maligno chitarrismo) come collante ma incanalandola in colpi dalla più ipnotica e sorprendente linearità armonica e di frequenze. Vera delizia le spaventose chiusure Dark-Ambient. Pur rimanendo difficile e non proprio per chiunque, separando i due capitoli si scoprono al meglio i suoi picchi di fascino, dimostrandosi imperdibile portale per chi vuole godere di qualcosa di unico.”

(Ascolta un brano da ognuno dei due dischi e leggi di più nelle colonne ad essi dedicate, qui e qui.)

Ciclopico e inaspettato debutto di una band sepolta nei ricordi anche dei più appassionati: il doppio full-length dei toscani riesce a suonare al contempo tanto ricco di cambi di velocità, con la chitarra solista padrona della scena e dal mutevole e sinistro estro, quanto fluido e coerente. Questa combinazione, solo apparentemente ossimorica, dà vita ad un incedere ipnotico e ammaliante che rende fruibile le quasi due ore di musica, capaci di assumere significato sia in due capitoli suddivisi, che come un unicum, con una seconda metà particolarmente dinamica e capace di tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore nonostante il timing.”

“Non è da tutti tornare sulle scene dopo ben 17 anni di silenzio per uscite maggiori, specie con un doppio CD della durata complessiva di due ore, la cui musica è assolutamente ostica e pregna di una bellissima oscurità annichilente. “:Intra:Naos:”, secondo e nuovo full-length dei nostrani Altar Of Perversion, è un manifesto sonoro interamente devoto all’oscurità, in cui è difficile addentrarsi ai primi ascolti, complice anche il minutaggio abbastanza elevato di ogni singola traccia, ma superato tutto ciò l’ascoltatore non potrà che venir pervaso dalla Nera Fiamma che avvolge le note di questo album decisamente degno di attenzione. Un ottimo ritorno.”

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L’atteso terzo full-length dei finlandesi Totalselfhatred che, con tre nomine, si è quasi meritato un ex-aequo con “:Intra:Naos:”. “Solitude” arriva a distanza di ben sette anni da “Apocalypse In Your Heart” e rinnova il sodalizio con Osmose Productions in data 27 aprile, riconfermando la band di Helsinki quale prezioso interprete nella costruzione di un rigoglioso Depressive Black Metal che trascende con eleganza il genere per spiccata originalità.

“Quante volte ci siamo persi nello specchio di una vasta superficie lacustre, calmati da quell’immobile stasi che bloccando il tempo a tratti sembra curare dolori e paure? Ai Totalselfhatred, da bravi finlandesi, sarà certamente capitato più d’una volta. “Solitude” traspone di nuovo in musica sublime le sensazioni che ognuno di noi, nel suo intimo, prova durante l’esistenza; tuttavia la sfida era quella di superarsi anche musicalmente, capaci quanto hanno dimostrato di essere in composizione e soprattutto arrangiamenti – come pochissimi altri nel loro filone. Ma era chiaro anche all’ascolto di uno solo dei cinque lunghi brani che lo compongono. Perché c’è musica che tocca, più di altra, qualche corda dentro chi la ascolta. Quella dei Totalselfhatred di “Solitude” lo è senz’altro.”

(Ascolta “Cold Numbness” e leggi di più nella colonna ad essa dedicata, qui.)

Passano gli anni ma resta intatta la capacità dei Totalselfhatred di costruire un’atmosfera tanto ansiogena quanto raffinata. “Solitude” può contare su diversi punti di forza tra cui il riffing e le varie melodie di chitarra, un ottimo lavoro alle percussioni e tanto dinamismo prodotto dalle parti vocali. In confronto ai dischi precedenti si nota un netto miglioramento nel modo in cui l’opera progredisce canzone dopo canzone, in particolare i vari generi che influenzano la band finnica suonano molto più coesi rispetto al passato e potrebbero aprire le porte anche ad ascoltatori estranei al mondo Depressive Black.”

I Totalselfhatred danno sfoggio di tutta la propria capacità compositiva, confezionando cinque brani dal raffinato songwriting. Le delicate ed intricate armonie costruite dagli intrecci di chitarre acustiche e poggiati su un pattern batteristico d’eccezione, sono la chiave del personale Depressive Black malinconico e sognante. E il sogno in cui ci porta la formazione finnica è sì abitato da ombre e tormenti, ma anche da qualche sprazzo di luce, forse non così intenso da potervici ritrovare speranza, ma quantomeno qualche raggio di amara e confortevole rassegnazione.”

 

Un paio di menzioni per gli Schrat, anch’essi giunti al traguardo del terzo full-length consegnando l’ottimo “Alptraumgänger”, anch’esso uscito il 27 del mese (tramite Folter Records), anch’essi con l’ennesimo ritorno della selezione di oggi a fare capolino dopo svariati anni: di nuovo sette, dall’uscita di “Schattenwahn”, per realizzare una sassata di album per metà registrato dal vivo e le cui genuine sensazioni retrò hanno convinto più d’una persona in redazione.

“I tedeschi Schrat ci riportano nei 90s in modo stupefacentemente sicuro nel loro nuovo “Alptraumgänger”, come fossero passati giusto due giorni da quegli anni per convinzione, evitando l’anacronismo ritagliandosi nondimeno forte personalità grazie al flavour e all’irreprensibile violenza ritmica e lirica tipicamente tedesca. Le metriche condizionano inconfondibili l’operato dei nostri, ciononostante, siamo nella tirata e fredda Norvegia per melodie e piglio ritmico, chitarre rasoianti, irresistibile tiro, cadenze catchy e sentori folkloristici per ricami di basso o rattoppi chitarristici. When it’s cold, and when it’s dark…”

“Se stavate cercando qualcosa di marcio e possibilmente fermo agli anni Novanta, l’ultima fatica degli Schrat fa al caso vostro. La formazione teutonica si distingue per il suo groove di qualità ed un riffing d’altri tempi egregiamente composto, capace di intrappolare l’ascoltatore senza che nemmeno se ne accorga. I brani live nelle fasi finali del disco hanno una resa (e una presa) quasi maggiore rispetto a quelli registrati in studio (fatta eccezione per l’esemplare “Wolf Ist Erwacht – Adams Sohn Zerfetzt); in definitiva, una band da non trascurare per chi ama il più classico del Black Metal.”

 

Infine, i nostrani Malnàtt con… Come? “Swinesong” doveva essere l’ultimo? Lo pensavamo anche noi. E i Malnàtt attualmente sembrano pensarlo anche di “Pianura Pagana”, il suo effettivo successore uscito il primo aprile per Il Male Produzioni. Il nuovo disco della formazione bolognese (o, come preferirebbero loro, collettivo) è riuscito a convincere il nostro lanciatissimo Caldix che oggi non si risparmia e vuole parlarci anche di quest’uscita…

Il Collettivo Malnàtt riparte dal fascino lirico de “La Voce Dei Morti” e dalla naturalezza compositiva di “Principia Discordia” in questo nuovo mix di nichilismo, “proesie” porziane e totem folkloristici della Padania. Le parole di Palazzeschi, Pasolini, Corazzini, così come Majakovskij, non peccano in termini di contemporaneità, le collaborazioni di Irene Petitto (In Tormentata Quiete) e del Frentrum arricchiscono con successo l’ascolto. Non mancano le ballad (“Il Collettivo Malnatt”) e momenti più personali per Porz (“Posso”), il tutto sempre accompagnato da notevoli parti strumentali. E lasciatelo divertire.”

 

Anche questa volta c’è qualche grande escluso, principalmente per gli amanti delle sonorità più folkloristiche a vario spettro. Menzioni d’onore del nostro Feanor, che non sono riuscite tuttavia a farsi strada tra le nomine complessive, vanno infatti dall’Irlanda alla Grecia con Celtachor e Varathron (e i loro rispettivi “Fiannaoícht” e “Patriarchs Of Evil”, usciti per Trollzorn Records e Agonia Records).
Rimandandovi come sempre al nostro calendario di uscite costantemente aggiornato, per tutto il resto che potreste esservi persi e per tutto ciò che è in arrivo a maggio ed oltre, fissiamo il prossimo appuntamento con il recap mensile una volta che il quinto mese dell’anno avrà esalato gli ultimi respiri. Nel frattempo, anche questa volta vi aspetta una bella scorpacciata.

 

Matteo “Theo” Damiani

 

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