Aprile 2017 – Nightbringer

 

La conclusione di un altro mese del 2017 è ormai giunta e, con essa, torna puntuale l’articolo che vi porta a scoprire il disco preferito della redazione tra quelli usciti dal primo aprile a ieri… Come di consueto, con qualche sorpresa in più!
Ricordiamo ancora marzo come un mese mediamente di stanca, in particolare dopo dei sorprendenti gennaiofebbraio, e aprile tirando le somme sembra essere un altro mese di transizione, dimostrandosi sfortunatamente ancora qualitativamente (e quantitativamente) non completamente all’altezza dei primi due grandi mesi dell’anno. A dispetto di questa considerazione, nonché del precedente appuntamento, ritroviamo la redazione della vostra Webzine favorita unita e convinta alla sua quasi unanimità nell’eleggere la nuova (pluri)anticipata prova degli americani Nightbringer come il miglior disco uscito in tutto l’arco di aprile.
“Terra Damnata”, rilasciato il 14 del mese per Season Of Mist Records, potrebbe essere il loro album più riuscito fin dagli incerti esordi e vogliamo spiegarvi il perché…

 

 

Dopo una fila di tre anteprime fin troppo sorprendenti, i Nightbringer rilasciano il disco più ispirato della loro carriera che, tuttavia, soffre proprio del principale difetto di aver scoperto tutte le sue carte migliori prima dell’uscita, svelando successivamente una parte non all’altezza delle premesse gettate. Non tutto il male vien totalmente per nuocere: “Terra Damnata” rimane un album immediato e d’impatto, con diversi ottimi pezzi, che non tarderà a farsi apprezzare soprattutto ai primi ascolti pur portando a stancare facilmente per via di una malcelata ripetitività di fondo e una serie di brani dimenticabili (da “Let Silence Be His Sacred Name” a “The Lamp Of Inverse Light” inclusi) comunque accostati a vere e proprie mine di malizia in musica, come “Serpent Sun”, “Misrule” e l’opener “As Wolves Amongst Ruins”, o ad esperimenti riuscitissimi del calibro di “Of The Key And Crossed Bones”.”

I Nightbringer alzano notevolmente l’asticella della qualità, eliminando le verbose aperture ambient del precedente lavoro e spingendo al massimo sull’acceleratore, ponendo in primo piano le lead guitars, che sciorinano riff e melodie ben costruite, poggiate sul tappeto caotico costituito dalle tastiere e dalla frenetica batteria. Ne risulta un lavoro solido e diretto, che ha come punto debole una seconda parte di disco meno ispirata, in cui il tentativo di rallentamento, ottimamente riuscito a metà opera con la quarta “Of The Key And Crossed Bones”, non colpisce altrettanto bene.”

“Finalmente un disco degli statunitensi bello e convincente dall’inizio alla fine, senza tutti quegli alti e bassi che hanno sempre penalizzato i vecchi lavori. Dopo “The Dreaming I” del suo progetto Akhlys, non si arresta l’ispirazione del musicista Naas Alcameth, che con il suo gruppo principale confeziona un prodotto magistrale, dal sapore mistico e ferale, in cui non mancano nemmeno piccolissimi richiami ad un nome come gli svizzeri Darkspace.”

Il bagaglio delle esperienze maturate da Naas Alcameth, mastermind della band, al di fuori del suo progetto principale, ha sicuramente (e finalmente) giovato al sound dei Nightbringer dotandolo di un’incisività nuova, quasi completamente estranea ai lavori precedenti, di cui comunque “Terra Damnata” porta ancora qualche difetto.

L’atmosfera terrificante e onirica tende a riallacciarsi agli altri progetti del mastermind Naas Alcameth (Akhlys, Bestia Arcana). Ha piacevolissimi e asfissianti picchi, in certi punti si mostra però dispersivo. È un album che superficialmente colpisce, ma per comprenderlo appieno occorre… masticarlo.”

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Il terzo e nuovo album dei tedeschi Farsot, originari della dura ma splendida regione della Turingia, intitolato “Fail·Lure” e uscito la scorsa settimana per la connazionale Prophecy Productions. Descritti dalla label come impossibili da etichettare, il loro eclettismo oscuro sembra aver coinvolto in particolar modo il nostro Caldix, finendo per figurare come sua personale scelta per il disco del mese, ma andando infine a colpire anche Feanor.

La terza fatica dei tedeschi Farsot è un lavoro intrigante e di pregiata fattura, una sorta di fusione tra Enslaved e Secrets Of The Moon. Il contrasto tra la raffinatezza della musica e il marcio delle liriche innalza il valore del disco rendendolo indubbiamente il migliore del mese di aprile.”

“A distanza di sei anni “Fail·Lure” è un buon ritorno per i turingi Farsot. Riesce a colpire il quintetto, grazie al suo Black Metal che alterna momenti ferali e oscuri con pigli più atmosferici e melodici di pregevole fattura.”

 

La discussa e discutibile leggenda dei finlandesi Barathrum che torna, a distanza di soli dodici anni (!) dall’ultimo disco, con un nuovo sgraziatissimo full-length dopo essere stata pressoché rimossa persino dai libri di storia. “Fanatiko” è stato rilasciato due giorni fa dalla connazionale Saturnal Records e promette di intrigare ben più di un ascoltatore con la sua semplicità e totale mancanza di bon ton.

Sporco, rozzo, volgare e caustico. A tratti fastidioso ed esagerato, “Fanatiko” riporta in pista i redivivi Barathrum mostrandoli esattamente per quello che sono sempre stati e ponendo l’osceno carico (di cattivo gusto) proprio su ciò che meglio hanno saputo fare nelle ultime prove. Tuttavia, la qualità dei brani con tutto il loro irresistibile groove lo rende un ascolto semplicemente obbligato per chi li ha sempre apprezzati fino ad ora. Tutti gli altri se ne tengano categoricamente alla larga: nessuna rivoluzione, zero sorprese, i segnali di pericolo spiccano chiari e violenti sugli stendardi delle Legions Of Perkele, irrispettosi all’udito e alla vista quanto il font in papyrus maiuscolo del titolo.

 (Leggi di più nella colonna dedicata a “Hellspawn”, qui.)

 

Timida nomination singola anche per l’operato altalenante dei giovani Havukruunu che tornano, dopo il dimenticato “Havulinnaan”, con un secondo disco per cercare di riproporre ciò che di buono (anche se ampiamente derivativo) era stato dimostrato nelle piccole prove minori tra il 2013 e il 2015. Stando alle parole di Feanor, grazie a “Kelle Surut Soi” uscito per Naturmacht Productions ufficialmente qualche giorno fa, dovrebbero avercela anche fatta.

“I giovani finlandesi si riprendono dopo un primo full-length non proprio esaltante (ma per loro fortuna vi è l’attenuante dell’inesperienza). Il secondo album “Kelle Surut Soi” mostra invece tutte le loro carte in tavola, con un ottimo connubio fra influenze alla Moonsorrow e alla Bathory, ma con la giusta dose di personalità.”

 (Leggi di più nella colonna dedicata a “Vainovalkeat”, qui.)

 

Diversi nuovi dischi molto attesi dalla redazione svettano annunciati all’orizzonte per il prossimo futuro; durante l’attesa, sapete cosa dovete recuperare -secondo noi- in caso l’aveste perso durante aprile. Il prossimo appuntamento con il nostro disco del mese (dischi? Ça va sans dire!) è ovviamente fissato per la fine di maggio. Nel frattempo, potete anche scoprire tutto ciò che è stato finora annunciato tramite il nostro sempre aggiornato calendario delle uscite annuali.

Matteo “Theo” Damiani

 

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